L’esodo dei profughi ucraini sinonimo di catastrofe umanitaria
L’emergenza Ucraina continua a premere sul cuore dell’Europa. L’aggressione russa ha generato una catastrofe umanitaria con la fuga di milioni di cittadini. «Il numero di profughi dall’Ucraina ha raggiunto oggi quota 2,5 milioni, e altri due milioni di persone si stima siano sfollate all’interno dell’Ucraina». L’Alto commissario Onu per i rifugiati, Filippo Grandi, ha fornito i dati aggiornati, in base alle registrazioni avvenute alle frontiere. La Polonia resta il paese con il maggior numero di persone ospitate. Con l’Ucraina condivide oltre 400 chilometri di frontiere e, a martedì, i rifugiati erano 1.204.403. Il governo di Varsavia ha annunciato un fondo di 8 miliardi di złoty (1,5 miliardi di euro) per le persone che fuggono, compreso un sussidio di 300 złoty (62 euro) per ogni rifugiato. La Romania, altro paese di confine, ha accolto circa 143.000 rifugiati e la Slovacchia, un altro paese vicino, ha accolto 140.745 rifugiati ucraini. Tuttavia, attualmente la Polonia vive un’emergenza estremamente problematica e il Paese non riesce più a reggere la pressione sulle frontiere.
Nel giro di due settimane, oltre 2,3 milioni di persone hanno già lasciato l’Ucraina dirette verso l’Unione europea. Di questi circa 1 milione sono ragazze e ragazzi minorenni, spesso bambine e bambini, in numero crescente non accompagnati da adulti.
L’esodo da una zona di guerra si è trasformato nella più grande emergenza umanitaria in Europa dal secondo dopoguerra. In soli 14 giorni hanno lasciato l’Ucraina più profughi di quelli che erano stati causati dalle guerre dei Balcani, dalla guerra del Kosovo del 1999, o che erano giunti in Europa nel corso della “crisi dei migranti” del 2015-2016. L’Italia e gli altri governi europei decideranno di aiutare concretamente, dunque impegnando sostanziali risorse finanziarie, quei paesi che ricevono la gran parte del flusso di profughi? La domanda non è retorica. E non lo è tanto più perché i paesi UE che oggi hanno bisogno di un aiuto da parte degli altri erano proprio quelli che nel 2015, quando sarebbe toccato a loro dimostrarsi solidali nei confronti di Grecia e Italia, si rifiutarono di esserlo. Oggi, infatti, quasi tre profughi ucraini su quattro si trovano in Polonia (il 63% del totale) o in Ungheria (un altro 10%). E Polonia e Ungheria sono precisamente i due paesi che, assieme alla Repubblica Ceca, nel 2015 intentarono una causa contro la Commissione europea per evitare di dover applicare il meccanismo di ricollocamento, e di essere dunque “costretti” ad accogliere richiedenti asilo sul proprio territorio, per poi valutarne la domanda.
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